Invecchiare ma in modo attivo a Torino

Giocare a carte, a bocce o dedicarsi al ballo. Fino ad oggi erano queste le attività prevalenti dedicate ad anziani da parte di bocciofile, circoli ricreativi o centri d’incontro. Tuttavia, vivere la terza età oggi, è diverso da come veniva vissuta sul finire del secolo scorso. L’età media si è elevata, sono aumentate le aspettative di vita, sono cambiate le esigenze. Le attività per la terza età vanno dunque ripensate e rimodulate. Questa è la premessa dalla quale ha preso le mosse la mozione discussa in commissione Sanità e Servizi sociali sul tema dell’invecchiamento attivo.

Il documento ricorda che oggi il 12 % della popolazione mondiale ha oltre sessanta anni e si stima di passare dagli attuali 868 milioni ai 2,4 miliardi nel 2050 andando cosi, per la prima volta nella storia dell’umanità, verso una maggioranza di sessantenni rispetto ai giovani sotto i 16 anni. In Italia, nel 2016, gli ultra sessantacinquenni erano 13,4 milioni, cioè il 22% della popolazione. Ad oggi, secondo Eurostat, siamo il paese che conta il maggior numero di anziani in Europa. Nella città di Torino l’età media è in costante aumento. Nel censimento 2021 risulta essere 47,4 anni. L’indice di vecchiaia passa invece dal 204,00 del 2002 al 219,00 del 2021.

La mozione impegna la Città di Torino a promuovere e sostenere, con le realtà del Terzo Settore, tutte le politiche in favore di un invecchiamento attivo ponendo sempre attenzione sull’aspetto di genere. Da più parti è infatti stato evidenziato come attività mentale e fisica siano elementi necessari per un invecchiamento che garantisca salute da un alto ma anche capacità di svolgere ruoli in ambito sociale, come il trasferire saperi e memorie alle nuove generazioni, in ambito scolastico. Il documento richiama inoltre la necessità di sostenere azioni di alfabetizzazione digitale al fine di contrastare l’esclusione delle persone anziane in una società che vede una veloce trasformazione, con l’evoluzione costante delle nuove tecnologie, di promuovere e rafforzare, di concerto con le Forze dell’Ordine, con le Polizie locali e con le realtà del Terzo Settore, momenti informativi su come riconoscere ed evitare le truffe. Anche alla luce delle trasformazioni sociali dovute alla pandemia, è stato osservato, sarà necessario un confronto con le Circoscrizioni per valutare e ripensare le attività dei centri di incontro.

Antonio Nesci

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