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Sacra Sindone di Torino: i ricercatori sollevano nuovi dubbi

Gli esperti dell’Università di Padova hanno scoperto tracce di monete bizantine sulla Sacra Sindone di Torino conservata nel Duomo. Si apre quindi la possibilità a nuove scoperte su una delle più importanti reliquie cristiane, che continua a fare discutere scienziati e credenti. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Cultural Heritage e presentato alla Conferenza sulla Sindone in Canada. Esso immagina la possibilità che varie monete auree bizantine con il volto di Gesù Cristo siano state strofinate con la Sindone. Ma la notizia è che ciò sarebbe potuto accadere anche prima dell’anno 1000. Considerato che il risultato della radiodatazione al Carbonio-14, eseguita nel 1988, datò la Sindone intorno al XIV secolo, ciò aprirebbe nuove e importanti prospettive su ciò che per i cristiani è l’immagine impressa dal corpo di Cristo.

Perché delle monete sarebbero state strofinate sulla Sacra Sindone di Torino?

Le possibili tracce di monete bizantine rilevate hanno portato i ricercatori padovani e i colleghi americani ad immaginare che sia stato fatto per produrre reliquie per contatto. Questa pratica era piuttosto diffusa in tutto il Medioevo. Infatti secondo la credenza dell’epoca le reliquie divengono tali perché hanno toccato il corpo o anche un’altra reliquia, il che naturalmente fa di queste “reliquie per contatto” oggetti sacri di valore minore. Lo studio di Giulio Fanti e Claudio Furlan ha individuato nella Sindone dell’Elettro, una rara e antica lega di oro e argento con tracce di rame. Questa scoperta porterebbe ad una nuova datazione della Sindone, da anticipare di qualche secolo. La prima fonte storica documentata che tratta la Sindone è risalente al 1353, quando il cavaliere Goffredo di Charny fece costruire una chiesa nella città di Lirey, per contenere un sudario che avvolse il panno di Gesù.

Una lettera di qualche anno dopo, inviata all’antipapa francese racconta che il vescovo di Troyes protestò per l’ostensione della reliquia della Sindone ai fedeli. Infatti secondo il vescovo il suo predecessore aveva fatto delle indagini e attestò che il lenzuolo fosse un falso. Così, dopo diverse polemiche, si stabilì di andare avanti con le ostensioni, ma di dichiarare che fosse “pictura seu tabula” una tavola dipinta. Molti secoli dopo, cambiata la capitale del regno di Savoia, la Sindone fu spostata a Torino dove rimarrà per quasi tutto il tempo. Fu mossa soltanto nel corso dell’assedio dei francesi nel XVIII secolo e durante l’ultimo conflitto bellico a Genova e in Campania nell’abbazia di Montevergine.

Antonio Nesci

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