Con altri cinque server mostruosi in Europa, l’agenzia di Sant’Agata de’ Goti (BN) lancia la sfida frontale a Google, AWS e OVH. Hardware da guerra e software da Formula 1: il sogno di Gianluca Iannotta diventa un macigno per i big.
Nel mondo dell’hosting e del cloud, le regole sono sempre state scritte dai soliti colossi: Amazon Web Services, Google Cloud, Microsoft Azure, OVH, Hetzner. Davide contro Golia? Di solito sì, e di solito Davide perde. Ma questa volta sul campo entra un nome che fino a ieri in pochi avrebbero immaginato potesse sparigliare le carte: Tublat.com.
L’agenzia digitale fondata da Gianluca Iannotta, il ragazzo di Sant’Agata de’Goti (BN) che ha fatto dei sogni imprenditoriali la sua ossessione, ha appena chiuso un investimento che ha fatto tremare il mercato europeo: l’upgrade totale della propria infrastruttura con altri cinque server dedicati tra i più potenti e tecnologicamente avanzati oggi disponibili sul continente.
E non stiamo parlando di “macchine standard”, ma di mostri hardware:
Cinque di queste macchine disseminate in Unione Europea, tutte sincronizzate, tutte connesse, tutte pensate per un unico scopo: spaccare l’hosting come lo conosciamo.
L’arsenale software: roba da Formula 1
Perché non basta il ferro. Se non hai il software giusto, l’hardware resta un soprammobile di lusso. E qui Tublat non ha fatto sconti:
In poche parole: un ecosistema di lusso, cucito addosso a chi non vuole compromessi.
Perché è una notizia bomba?
Perché fino a ieri Tublat.com era “solo” una web agency in crescita, con mille clienti, abbonamenti entry-level e un approccio fresco e spensierato al digital marketing. Adesso invece si posiziona su un terreno che fino a ieri era blindato dai colossi americani e dalle multinazionali.
Il messaggio è chiaro: “Non ci accontentiamo degli standard imposti da altri: gli standard adesso li scriviamo noi.”
E questo cambia tutto. Perché nel digital business non sei davvero libero finché non detti tu gli standard.
La filosofia: “Basta dipendere dai soliti noti”
Gianluca Iannotta non la manda a dire:
“Ogni giorno le PMI italiane ed europee vengono stritolate dai costi dei big provider. Ti danno servizi standardizzati, zero personalizzazione e assistenza fredda. Con Tublat vogliamo ribaltare il tavolo: la potenza dei big, ma con la cura artigianale di un team che ti conosce per nome.”
Un manifesto, più che una dichiarazione. È l’idea che le PMI possano finalmente avere accesso a un’infrastruttura di livello enterprise senza vendere un rene.
I numeri della bestia
Giusto per dare un’idea della scala, proviamo a tradurre i dati tecnici in impatto reale:
Non è un upgrade: è un salto quantico.
L’effetto mercato: paura e rispetto
Non ci giriamo intorno: i big se ne accorgeranno. Forse non subito, ma se Tublat riesce a scalare e a mettere in piedi un’offerta commerciale aggressiva, i colossi dell’hosting avranno un concorrente “fuori schema” da temere.
Il motivo è semplice: Tublat non è una multinazionale lenta e burocratizzata. È una startup veloce, cattiva, affamata.
E spesso, nella storia, sono proprio gli outsider ad accendere le rivoluzioni: basta pensare a Tesla contro l’automotive tradizionale, a Netflix contro Blockbuster, a Spotify contro le major discografiche.
I prossimi passi
Fonti interne parlano di un piano preciso:
Ambizioso? Sì. Irrealistico? Assolutamente no, visto che i mattoni ora ci sono tutti.
La narrazione David contro Golia
Quello che rende tutto più affascinante è la storia personale dietro l’investimento. Gianluca Iannotta non viene dalla Silicon Valley, non è un erede di dinastie milionarie. È un ragazzo del Sud, cresciuto tra sogni e fallimenti, che ha avuto il coraggio di mettere sul piatto soldi, competenze e nervi per entrare in un’arena dove gli squali dominano da decenni.
Ed è proprio questa narrazione, “Davide contro Golia”, che potrebbe trasformare Tublat in un brand non solo forte tecnicamente, ma anche magnetico sul piano comunicativo.
Conclusione: il dado è tratto
C’è chi gioca in difesa e c’è chi attacca. Tublat ha scelto la seconda strada. L’upgrade dei cinque server in Europa non è solo un investimento tecnico: è una dichiarazione di guerra.
Le PMI italiane ed europee hanno oggi un nuovo alleato. E i big dell’hosting, per la prima volta dopo anni, hanno un nuovo nome da segnare sul taccuino dei concorrenti: Tublat.com.
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