Cimice dell’olmo negli appartamenti: consigli per contrastarne la diffusione

Sono diverse le segnalazioni, relative alla presenza di numerose cimici negli appartamenti in prossimità dei viali di olmi, che in questi giorni stanno arrivando agli uffici del Verde Pubblico e delle Circoscrizioni. È un fenomeno che si ripropone con una certa frequenza negli ultimi anni, nel periodo tardo primaverile.

La cimice dell’olmo (nome volgare Arocatus melanocephalus) è un insetto di piccole dimensioni (6-7 mm), di colore nero con disegno rosso. Non è dannoso né pericoloso per la salute delle persone e degli animali, non punge e non trasmette alcun tipo di malattia; la sua presenza è però molto fastidiosa a causa del numero di adulti che possono infestare in primavera gli ambienti chiusi, provocando un notevole disagio in ambito urbano.

Le cimici trovano infatti negli appartamenti un ambiente favorevole dove svernare, in luoghi riparati come l’interno degli avvolgibili, i tessuti, i letti, le fessure dei muri, i rivestimenti e gli infissi. Nelle giornate più calde di fine inverno ed inizio primavera, escono dai luoghi di svernamento e raggiungono gli olmi, dove si nutrono dei frutti e si riproducono. A fine primavera iniziano quindi i voli per la ricerca dei rifugi e, di conseguenza, si può verificare una loro invasione negli alloggi più prossimi ai filari di olmo.

Al fine di ridurre il disagio tutti i cittadini possono dare il proprio apporto, attraverso comportamenti preventivi e metodi meccanici di contenimento ed eliminazione dai rifugi (zanzariere, sigillatura fessure, aspirazione o getti d’acqua) soprattutto nel periodo invernale, quando sono in numero limitato) e con il ricorso non indiscriminato ad insetticidi ad uso domestico a bassa tossicità, preferibilmente a base di piretrine di sintesi o naturali.

Per contrastare la loro proliferazione, a livello di trattamento fitosanitario non sono state ancora individuate procedure efficaci, perché la cimice trascorre un periodo limitato del suo ciclo vitale sugli alberi. La normativa nazionale sull’uso di antiparassitari in ambiente urbano, inoltre, vieta quasi totalmente ogni tipo di irrorazione in chioma, per il rischio oggettivo di provocare seri problemi di salute ai cittadini allergici, anche qualora si utilizzassero prodotti di tipo biologico.

Antonio Nesci

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