Vivere insieme e in pace: le città come luoghi di mediazione
Concetto caro a tutte o quasi le culture, etnie e religioni, la pace non è semplicemente assenza di conflitto armato, ma è la capacità di vivere insieme, preservando le diversità pur alimentandone l’incontro, il dialogo reciproco, il mutuo rispetto di regole comuni, funzionali al vivere in pace con uguali diritti e doveri in seno a una comunità condivisa. Sono le città, luoghi nei quali il genere umano più si concentra con tutte le sue peculiarità e contraddizioni, il terreno dove gli equilibri possono essere più fragili. Al tempo stesso, però, rappresentano anche una concentrazione di energie, risorse, intelligenze e opportunità: un luogo per eccellenza di incontro e di mediazione. “Città della mediazione e del vivere insieme” è infatti il programmatico titolo dell’incontro europeo svoltosi oggi nella sala “Norberto Bobbio” dello storico edificio della Curia Maxima, una delle sedi auliche della Città di Torino, che ha patrocinato l’iniziativa insieme all’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), rappresentata da Massimo Gnone.
L’evento è stato organizzato da Mosaico – Azioni per i rifugiati, CreE.A – Médiation Sociale Europe, AISA- Ong Internationale, AFPAD – Formation, Précention e Accés ai Droit, con l’intervento di Cheikh Bentounes, promotore della “Giornata internazionale del vivere insieme in pace”. Si sono alternati relatori da varie città italiane, nonché da Francia, Spagna, Portogallo, espressioni di amministrazioni locali e istituzioni culturali come il parigino Institut de médiation Guillaume-Hoffnung Institut, il Centre Max Weber dell’Università di Lione, l’UNESCO e altre. Presenti anche realtà importanti sotto la Mole, dalla Compagnia di San Paolo al Gruppo Abele e alla Fondazione Lavazza.
Una riflessione corale e un fitto scambio di esperienze, con un focus particolare sui diversi attori del “vivere insieme in pace” di Torino, con la partecipazione del presidente della Commissione consiliare contro il razzismo e i crimini d’odio, il consigliere Abdullahi Ahmed Abdullahi. Due tavole rotonde hanno sviscerato il tema della mediazione come componente politica della città, e come accesso ai beni comuni del territorio (quest’ultima con l’assessore Francesco Tresso).
Nel suo saluto istituzionale a nome della Città di Torino, la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo ha ricordato di aver “cominciato a seguire più da vicino l’attività di Mosaico lo scorso anno, in occasione delle celebrazioni della giornata internazionale del Rifugiato che sono state ospitate in Sala Rossa e che lì torneranno tra qualche settimana, per rinnovare reciprocamente l’impegno di rafforzare politiche di accoglienza e di inclusione “, ancora più necessarie, ha aggiunto Grippo, in quanto “stiamo attraversando un tempo in cui sembra volersi affermare la narrazione di un micro-nazionalismo che in alcun modo ci può appartenere”.
La presidente ha poi concluso: “Torino non vuole in alcun modo rinunciare al carattere che ha mostrato fin dal dopoguerra, schivo ma non respingente, coriaceo eppure permeabile: una cifra che vogliamo tenerci stretta raccogliendo le sfide che di volta in volta il presente e il futuro ci pongono di fronte. La prospettiva che la nostra città possa dare l’avvio alla tessitura di una rete di comuni legati tra loro dalla condivisione di esperienze e metodiche di mediazione è particolarmente allettante, più ancora a ridosso della bella iniziativa dedicata ai diritti che si è svolta al Teatro Carignano qualche giorno fa alla presenza di numerosi sindaci e sindache”.