All’ex Buon Pastore: un tetto per chi non ce l’ha

Una piccola porzione dell'ampio comprensorio dell'ex Buon Pastore ph Comune Torino

Le persone senza fissa dimora, italiane o di nazionalità diversa, sono in aumento in tutte le aree urbane del Paese. Torino non fa eccezione, per cui la tradizionale attenzione nei confronti di questo problema è a sua volta aumentata, tanto da disporre di una ventina di strutture permanenti con circa 700 posti letto, alle quali si aggiungono quelle temporanee, aperte nei mesi invernali. Per ovvi motivi, è soprattutto nell’attuale stagione che le persone senza una casa dove dormire vivono le maggiori difficoltà. Certo, gli inverni sono più miti rispetto ad anni fa, ma se si pernotta in strada, in certi periodi il freddo morde ancora. E tanto. Per cui, oltre alle strutture di accoglienza permanenti, la Città di Torino, anche in collaborazione con altri enti e con le associazioni di volontariato, allestisce punti di pernottamento attivi nei mesi più freddi. La III commissione Servizi sociali, guidata da Vincenzo Camarda, ha recentemente visitato il centro di accoglienza notturna realizzato in una parte del comprensorio dell’ex IPAB Buon Pastore, un ampio isolato racchiuso tra i corsi Regina Margherita e Principe Eugenio.

Accompagnati dall’assessore Jacopo Rosatelli e da funzionari della Croce Rossa Italiana, alla quale è stata affidata la gestione della struttura, consiglieri e consigliere hanno potuto visionare i locali allestiti per il pernottamento nella sezione femminile – camere a tre letti – così come l’ampio refettorio nel quale gli e le ospiti ricevono la cena e la colazione. La struttura, destinata al pernottamento, è aperta dalle 18.00 sino alle 9.00 del mattino successivo. Ben riscaldata, è ovviamente fornita di servizi igienici (è stata ricavata da un complesso di uffici), in più, per garantire condizioni ancora più decorose per le persone che la frequentano, è stato collocato nel cortile antistante un container allestito con sei cabine doccia. I posti letto disponibili nel centro di accoglienza notturna sono un’ottantina e oggi ne risultavano occupati più di tre quarti. Oltre agli operatori della Croce Rossa, persone con un’apposita formazione, che sono presenti costantemente nella struttura, quest’ultima offre anche un servizio quindicinale di ambulatorio medico, grazie alla collaborazione con Street Care.

All’ex Buon Pastore non vi è accesso diretto, non ci si può presentare direttamente chiedendo un letto. Vi si arriva – dopo aver effettuato necessari accertamenti sanitari anti-Covid – tramite i punti di prima accoglienza, come quelli allestiti in via Traves 7 o in via Sacchi 47. Dalla sua apertura ha ospitato 110 persone. Nota interessante, si cerca di garantire agli e alle ospiti la possibilità di tenere con sé il proprio animale di compagnia, generalmente un cane, pur salvaguardando il delicato equilibrio che impone attenzione anche chi non gradisce, per timore o per allergie, la presenza di quegli stessi animali, ad altri così cari. La conclusione dell’affidamento alla Croce Rossa dell’apertura della struttura è prevista per il mese di aprile: in assessorato sono già in corso le valutazioni su come gestire le prossime fasi.

La filosofia ispiratrice delle azioni nei confronti delle persone senza fissa dimora, è stato sottolineato nel corso del sopralluogo, è quella di ripartire dalla dignità umana per aiutare l’empowerment delle persone: oltre tutto, se viene offerta la possibilità di una sistemazione dignitosa, seppur temporanea, anche persone problematiche sono indotte a comportamenti più corretti. Al centro di accoglienza visitato oggi, vengono accolti in sezioni separate, uomini e donne singoli ma anche nuclei familiari (questi ultimi solo per brevissimi passaggi emergenziali) e anche minori non accompagnati.

Il fine ultimo della Città, ha ricordato l’assessore, è comunque sempre quello di tentare di ricostruire per ogni persona, sulla base di percorsi e tempi personalizzati, un quadro abitativo, diciamo così, “normale”. Oggi a Torino circa 300 persone che vengono dalla strada vivono in appartamenti, singoli o meno, nell’ambito di un progetto housing first. Per dare un termine di paragone, a Milano – la cui municipalità svolge comunque un’intensa opera di assistenza alle persone senza fissa dimora – sono soltanto una quindicina.

Nel mese di marzo si svolgeranno riunioni congiunte di varie Commissioni consiliari per una disamina complessiva del sistema dell’accoglienza notturna e sul futuro assetto di tutto il comprensorio dell’ex IPAB Buon Pastore.