Prosegue l’impegno per ridurre le liste d’attesa in Piemonte

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L’impegno della Regione Piemonte sul fronte delle liste d’attesa sanitarie – uno sforzo che ha già prodotto notevoli risultati grazie alla collaborazione delle aziende sanitarie, degli erogatori privati, dei medici di medicina generale, delle associazioni dei pazienti e alle risorse che la Regione stessa ha investito per l’assunzione del personale e per l’ammodernamento e l’adeguamento tecnologico delle strutture e delle apparecchiature sanitarie – si avvale anche dell’attività di un gruppo di esperti dell’Università Bocconi, che contribuisce alla redazione del Piano straordinario. Il documento potrà contare su un’assegnazione straordinaria di 25 milioni di euro per ridurre le attese per le visite programmabili, visto che per quanto riguarda il recupero di quelle più urgenti il Piemonte, come riconosciuto anche da Agenas e Corte dei Conti, è al primo posto in Italia.

Il gruppo di lavoro della Bocconi, guidato dal professor Francesco Longo, ha avuto un incontro al Grattacielo Piemonte con il direttore regionale della Sanità, Antonino Sottile, e con i direttori generali e sanitari delle Asl. Alla Bocconi, partner scientifico di alto livello e di riconosciuto prestigio, è stata chiesta una collaborazione per analizzare i dati, metterli a sistema, compararli tra di essi ed avere quindi un ulteriore strumento per elaborare soluzioni. Un tassello che mancava e che sarà di grande aiuto.

Il gruppo ha illustrato un metodo che parte da un’accurata analisi qualitativa e quantitativa dei dati disponibili, che tengono conto delle differenze tra le aziende sanitarie e del diverso contesto sociale e territoriale in cui si muovono, che attraverso un cronoprogramma dettagliato punta a fornire già entro il mese di aprile le prime indicazioni operative. L’approccio prevede l’intensificazione di alcune azioni operative, come la condivisione delle agende di prenotazione, il rafforzamento del Sovracup, il monitoraggio e miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva dei medici, il ritorno ai modelli organizzativi pre-Covid per quanto riguarda i tempi di accesso e uscita dagli ambulatori, fatti salvi quelli delle visite che restano invariati, il miglioramento dei percorsi di salute (diagnostici, terapeutici, assistenziali, organizzativi e produttivi).